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venerdì 18 marzo 2011

La pillola che uccide


Inventata negli anni Cinquanta da Gregory Pinkus, è diventata il contraccettivo usato da milioni di donne in tutto il mondo. Che però non sanno tutta la verità: la pillola provoca una serie impressionante di aborti precoci, che nessuna statistica ufficiale potrà mai descrivere con precisione.


È il contraccettivo più conosciuto. Ha l’aspetto di una normalissima pastiglia ed è considerato lo strumento più semplice e sicuro per evitare di avere figli.
Da quando, nel 1955, Gregory Pinkus l’ha messa a disposizione delle donne di tutto il mondo, la pillola e diventata il simbolo della liberazione sessuale, dell’emancipazione femminile, della possibilità di avere rapporti senza preoccuparsi delle conseguenze.

La Chiesa cattolica non si è lasciata impressionare dal successo commerciale di questo ritrovato della scienza moderna, e nel 1968 ha solennemente riaffermato — nella enciclica di Paolo VI Humanae vitae — il suo “no” senza se e senza ma all’uso del contraccettivi, pillola compresa. Ciò non ha impedito a molti cattolici di assumere un atteggiamento assai diverso nei confronti della pillola: non é raro ascoltare amici o conoscenti che sull’argomento prendono le distanze dal Magistero, magari sostenendo che è sempre meglio usare la pillola piuttosto che abortire. Ed è qui che — sia detto senza offesa per nessuno — casca l’asino. Perché dietro all’apparenza di un’innocua pastiglia che sembra fare male, tutt’al più, all’anima di chi la usa, la pillola nasconde un volto sconosciuto ma micidiale.

Occhio non vede, cuore non duole?

Non tutti sanno che la pillola, la regina dei contraccettivi, ha tra le sue conseguenze anche un effetto abortivo. Per molte persone, soprattutto per le donne che da anni ne fanno uso, questa notizia è del tutto inaspettata e sconvolgente. È anche per questa ragione che tra gli addetti ai lavori - e perfino da parte di certi movimenti per la vita, e di alcuni confessori, moralisti, teologi, educatori in genere — questa verità scomoda sulla pillola viene taciuta, giustificandosi con argomentazioni suggestive ma profondamente sbagliate: per non turbare la psiche dei fedeli; per evitare un duro scontro su un terreno cosi impopolare; per non mettere sullo stesso piano la contraccezione e l’aborto. Il Timone ritiene invece che la verità vada sempre affermata, senza omissioni, soprattutto quando è così ricca di implicazioni morali ed umane. Non sarà inutile ricordare che, per essere responsabili di un atto oggettivamente grave — come ad esempio un aborto - occorrono sempre la piena avvertenza e il deliberato consenso; cioè, è necessario sapere che l’azione che si sta compiendo provoca un determinato effetto. Dunque, fermo restando che l’uso della contraccezione costituisce sempre un grave disordine morale, non si può desumere automaticamente che chi ha fatto uso della pillola sia “colpevole” di un aborto procurato. Ma è necessario avvertire l’opinione pubblica, con la massima chiarezza possibile, che la pillola contraccettiva ha certamente fra i suoi effetti quello di provocare la morte di un essere umano concepito nelle primissime fasi del suo sviluppo.

Contraccezione o aborto?


La pillola appartiene alla categoria dei cosiddetti “contraccettivi ormonali”, che sono definiti tali in maniera impropria poiché essi esercitano oggettivamente un’attività abortiva. Un vero contraccettivo, infatti, si caratterizza per il fatto che agisce impedendo il concepimento, e per il fatto che nello stesso tempo — nel caso in cui lo strumento fallisca il suo scopo — esso non provoca alcun danno al nuovo essere umano. Appartengono a questa categoria, ad esempio, il diaframma, il preservativo maschile a femminile, gli spermicidi; tutti mezzi moralmente inaccettabili, ma che non possono essere in alcun modo considerati degli abortivi.

Vi sono invece una serie di prodotti di largo uso, normalmente conosciuti come contraccettivi dall’opinione pubblica, che devono essere più correttamente definiti criptoabortivi, cioè veri e propri strumenti che inducono aborti nascosti, dei quali né a donna né la società in genere avrà mai modo di accorgersi. Tra questi sono spesso citati, ad esempio, la pillola del giorno dopo, la spirale o IUD, e la Ru 486. Ma in genere si tace la verità più imbarazzante, e cioè che anche la cosiddetta pillola — a base di estrogeni e progestinici — e la minipillola (un ritrovato a dosaggio più basso) provocano degli aborti.

Come avviene tutto questo? Quando una donna assume la pillola, e ha dei rapporti, possono accadere due cose. Nella maggior parte del casi, la pillola impedisce l’ovulazione e inibisce la capacità spermatica, “funzionando” come un vero e proprio contraccettivo. Il concepimento non può verificarsi. Ma la pillola di uso comune ha sempre sul corpo della donna anche un altro effetto: provoca alterazioni dell’endometrio e del corpo iuteo, rendendo impossibile l’impianto e lo sviluppo dell’embrione. Detto in termini più semplici: non sempre la pillola impedisce il concepimento, ma crea sempre condizioni inospitali nel corpo della donna, determinando talvolta la morte per aborto del figlio appena generato. Queste verità erano note già negli anni ‘50, durante le prime sperimentazioni della pillola. E la faccenda è talmente concreta che è possibile anche quantificare — ovviamente in termini statistici — il numero di aborti che possono verificarsi durante l’uso di questo cosiddetto contraccettivo: una donna che usa la pillola estroprogestinica per un periodo complessivo di 15 anni, deve aspettarsi di distruggere almeno 1,5 embrioni, cioè 1 ogni 10 anni di uso. A un osservatore superficiale, sembrano numeri risibili; ma se per un momento si prova a moltiplicare questo dato di partenza, assolutamente certo e anzi prudenziale, per il numero di donne che fanno uso della pillola in Italia, si scopre un risultato impressionante: nel 1994, ad esempio, i criptoaborti da uso della pillola si aggirano intorno ai 65.000. Ma il bilancio potrebbe essere, secondo altri studi più attendibili (Ehmann) addirittura molto più pesante, aggirandosi intorno ai 557.000 aborti per uso della pillola. Va anche ricordato che la abortività è più elevata a seguito della assunzione irregolare o della sospensione della pillola. Tutto ciò che abbiamo appena scritto è ancora più vero per la cosiddetta minipillola, così chiamata perché a basso dosaggio di progestinico: in una donna che la usa da 15 anni, essa provoca 3,2 aborti, cioè 1 aborto ogni 5 anni d’uso.

Il giudizio morale

Fermo restando quanto dicevamo a proposito della responsabilità morale di chi ancora non sa tutta la verità sulla pillola, va detto con altrettanta chiarezza che, una volta informata, la donna non può più ignorare la gravita morale (e giuridica nel senso più autentico del termine) dell’uso di un prodotto che provoca la morte di un essere umano gia concepito.
Il fatto che questo prodotto sia assunto soggettivamente con intenzioni contraccettive non è sufficiente a rimuovere la rilevanza del suo effetto abortivo.
Resta per altro vero e incontestabile che l’insegnamento delta Chiesa, da sempre e a prescindere dal potenziale omicida che è insito nella pillola, insegna con ricchezza di motivazioni umane e soprannaturali a vivere l’amore senza ricorrere alla strada umiliante e falsa della contraccezione. Scoprire con orrore l’effetto abortivo della pillola potrebbe essere per molti l’occasione per scoprire la bellezza e l’umanità di questo impegnativo insegnamento.

Bibliografia

Maria Luisa Di Pietro, Roberta Minacorl, Sull’abortività della pillola estroprogestinica e di altri “contraccettivi”, Medicina e Morale, n.5, 1996.
Angelo Francesco Filardo, La fecondità umana, Centro Amore e Vita — Foligno.
Centro dl Bioetica dell’Università cattolica, Sulla cosiddetta contraccezione d’emergenza, documento n.3 del 1997, Roma.
Olimpia Tarzia, L’aborto nascosto, Si alla vita, 1998/9.
Elio Sgreccia, Manuale di Bioetica, Vita e Pensiero 1988.
Marthi Rhonehimer, Etica della procreazione, Mursia 2000.

Articolo di Mario Palmaro tratto da Il Timone - n. 35, Luglio 2004.

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