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lunedì 28 marzo 2011

Il prezzo di una giovinezza eterna - feti abortiti nei cosmetici e medicinali


Feti umani utilizzati per la preparazione di creme antirughe, medicinali e sperimentazioni, con un enorme giro d'affari.


A 180 dollari si può comprare negli USA su prescrizione medica e via internet in Europa per 90 €, la crema antirughe ottenuta da feti umani abortiti.
I ricercatori dell’Università di Losanna durante le operazioni sui feti nell'utero, si resero conto che i bambini, una volta nati, non avevano alcuna cicatrice. Le virtù di queste cellule di feto si sono allora rese evidenti: queste ultime potevano essere efficaci per trattare le vittime di ustioni. Un male per un bene?

Verificata l'ipotesi, i ricercatori di Losanna hanno deciso di associarsi ad un laboratorio privato, Neocutis, autorizzandolo a commercializzare la prima crema antirughe a base di cellule di pelle di feto. 
 
I responsabili di Neocutis hanno dichiarato al giornale Le Parisien: «In nessun caso, noi incoraggeremo l'aborto». 
Molti prodotti di tale casa contengono linee cellulari di origine fetale.
“The Guardian” nel 2004 ha pubblicato un articolo che illustra come una compagnia cinese usi i feti abortiti per la fabbricazione di cosmetici.
In generale, molte ricerche “mediche” sono state effettuate, e lo sono ancora oggi, sui bambini abortiti ancora in vita.

Il dottor Lawrence Lawn del Dipartimento di Medicina Sperimentale di Cambridge negli anni ‘70 compiva esperimenti su bimbi vivi abortiti. La sua giustificazione è stata: “Usiamo semplicemente per il bene dell’umanità qualcosa che è destinato all’inceneritore… non li avrei mai fatti su un bambino vivo. Questo non sarebbe giusto”. 
 
Sempre in Inghilterra, la Langhman Street Clinic (specializzata in aborti) vendeva feti vivi tra la 18a e la 22a settimana al Middlesex Hospital. Philip Stanley, portavoce della Clinica, ha dichiarato: “La posizione è chiara. Un feto deve avere 28 settimane di vita perché sia riconosciuto legalmente come essere umano. Prima di questo momento equivale a spazzatura”.

Le cliniche abortive rivendono a industrie farmaceutiche oppure ad istituti di ricerca i feti abortiti

sabato 19 marzo 2011

Aborto, contraccezione e silenzio culturale

Articolo di Giuseppe Noia* tratto da Zenit del 13/06/2010


Esistono alcuni aspetti inquietanti delle complicanze mediche dell’aborto, ma ciò che risulta più drammatico è come la cultura medico-scientifica tenda a minimizzare o addirittura a bloccarne la conoscenza e la diffusione: un esempio di abortività silente.


Aborto e cancro mammario

Un fatto emblematico, è quello segnalato dalla Coalizione Statunitense, relativo al rapporto aborto/cancro mammario: essa riferisce che da una metanalisi degli ultimi 50 anni, si evince che ben 28 studi, su 37 condotti, hanno stabilito un legame tra aborto e cancro mammario.

Tale dato anamnestico, fino ad ora, non era stato mai reso pubblico e dovrebbe essere fornito, nella consulenza, alle donne, che optano per l’interruzione volontaria di gravidanza.

Sette anni più tardi, in una pubblicazione medica inglese, è emerso di nuovo questo elemento: un rischio 160 volte più alto di cancro mammario, nelle donne australiane che avevano avuto un aborto indotto (aborto scelto o subìto) (P. Goodenough, Cybercast New Service, 7 gennaio 2002).

venerdì 18 marzo 2011

La pillola che uccide


Inventata negli anni Cinquanta da Gregory Pinkus, è diventata il contraccettivo usato da milioni di donne in tutto il mondo. Che però non sanno tutta la verità: la pillola provoca una serie impressionante di aborti precoci, che nessuna statistica ufficiale potrà mai descrivere con precisione.


È il contraccettivo più conosciuto. Ha l’aspetto di una normalissima pastiglia ed è considerato lo strumento più semplice e sicuro per evitare di avere figli.
Da quando, nel 1955, Gregory Pinkus l’ha messa a disposizione delle donne di tutto il mondo, la pillola e diventata il simbolo della liberazione sessuale, dell’emancipazione femminile, della possibilità di avere rapporti senza preoccuparsi delle conseguenze.

La Chiesa cattolica non si è lasciata impressionare dal successo commerciale di questo ritrovato della scienza moderna, e nel 1968 ha solennemente riaffermato — nella enciclica di Paolo VI Humanae vitae — il suo “no” senza se e senza ma all’uso del contraccettivi, pillola compresa. Ciò non ha impedito a molti cattolici di assumere un atteggiamento assai diverso nei confronti della pillola: non é raro ascoltare amici o conoscenti che sull’argomento prendono le distanze dal Magistero, magari sostenendo che è sempre meglio usare la pillola piuttosto che abortire. Ed è qui che — sia detto senza offesa per nessuno — casca l’asino. Perché dietro all’apparenza di un’innocua pastiglia che sembra fare male, tutt’al più, all’anima di chi la usa, la pillola nasconde un volto sconosciuto ma micidiale.

La spirale Intrauterina (IUD)


La spirale o IUD (dall'inglese Intra Uterine Device) è uno strumento contraccettivo e intercettivo; esso impedisce la fecondazione (contraccezione), oppure, laddove questa sia eventulamente avvenuta, ostacola secondariamente l'annidamento dell'embrione nell'utero.

Cos'è

Lo I.U.D. (Intra Uterine Device), più comunemente definito "spirale" è un piccolo oggetto in plastica, lungo 3-5 cm., di varie dimensioni, forme e materiali, che viene inserito dal ginecologo all'interno dell'utero attraverso il canale cervicale. Quasi tutte le spirali sono ricoperte da un sottile filamento di rame, alcune contengono del progesterone.

Come agisce
La spirale rende difficile la penetrazione e la sopravvivenza degli spermatozoi e impedisce l'annidamento dell'ovocita sulla parete dell'utero.


Che cos'è un abortivo? 
Un abortivo è ogni prodotto farmaceutico, chimico, od ogni dispositivo che provoca la morte del nascituro, talvolta intossicandolo direttamente. In questa categoria sono compresi la «pillola del giorno dopo», la «spirale» e la pillola RU 486.


La spirale è diversa da altri metodi contraccettivi, perché mentre gli altri metodi evitano specificatamente l'incontro tra lo spermatozoo e l'ovulo, la spirale  rende l'ambiente inospitale per un eventuale embrione.
Insomma non previene l'incontro, che può avvenire e che quindi può dar luogo ad un embrione che avrà vita molto breve per la presenza della spirale.

La fallibilità dei metodi contraccettivi
Stralcio della risposta del dottor Renzo Puccetti, Specialista in Medicina Interna e Segretario del Comitato “Scienza & Vita” di Pisa-Livorno, in riferimento all'abortività della spirale per la rubrica di Bioetica


martedì 15 marzo 2011

La chirurgia fetale della spina bifida: una valida alternativa all’aborto


Ancora una volta la ricerca scientifica si muove a favore della vita.
Da oggi aprire l’utero materno per operare un feto affetto da spina bifida e procedere con la gravidanza non è più un’idea folle.

Uno studio sulla chirurgia fetale dimostra infatti che i bambini con spina bifida trattata con questo intervento sono più propensi a camminare senza aiuto ed esposti ad un minor rischio di sviluppare l’idrocefalia.

I sondaggi rivelano che nove donne su dieci scelgono l’aborto quando vengono a sapere che il bambino presenta questo grave difetto. Per le restanti, l’opzione più comune è quella di aspettare fino alla nascita per intervenire, quando il danno è però irreversibile.

La ricerca, pubblicata sul “New England Journal of Medicine” e ripresa dal quotidiano spagnolo ABC, si basa sull’esperienza di 183 gravidanze. Lo studio dimostra che intervenendo in chirurgia fetale, è scesa al 30% la necessità di inserire una valvola per ridurre l’idrocefalo dopo la nascita.

Antinolo Guillermo, direttore del Fetal Medicine Unit dell’ospedale di Siviglia ritiene lo studio americano «la miglior notizia degli ultimi anni», rammaricandosi poi del fatto che la maggior parte delle donne sceglie di abortire solo perché non ha informazioni adeguate (o appositamente sbagliate).


sabato 5 marzo 2011

L'aborto procurato e il Sacramento della Riconciliazione


Quando una donna ha a che fare con questa terribile esperienza e se ne pente, difficilmente riesce a superarne il trauma da sola.
Il primo passo verso la guarigione interiore è la Confessione, infatti per mezzo del Sacramento della Riconciliazione inizia il vero e proprio percorso di "metabolizzazione" di quanto commesso e il perdono ottenuto per mezzo dell'Assoluzione del Sacerdote l'aiuta a ricominciare da capo con una più profonda consapevolezza del valore di una vita umana.
Spesso non è semplice accostarsi a questo Sacramento a causa della vergogna e dei sensi di colpa, ma una volta trovato il coraggio è bene sapere che questo peccato contro la vita nascente và confessato ad un incaricato "speciale".

La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana.
"Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae" (Canone 1398), "per il fatto stesso d'aver commesso il delitto" (Canone 1314) e alle condizioni previste dal diritto.

La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.
(2272 – Catechismo della Chiesa Cattolica) 

Per la chiesa cattolica, l'aborto procurato è un peccato gravissimo, in quanto viola la legge divina e condanna la donna, i medici e gli infermieri alla scomunica.

L'aborto volontario è però un peccato definito «riservato»: il potere d'assoluzione spetta cioè soltanto al Vescovo, al suo Vicario o al Penitenziere. Normalmente, infatti, un sacerdote non può rimettere di propria iniziativa il peccato dell' aborto al fedele che lo confessa.

La legge ecclesiastica prevede che, per concedere l'assoluzione, si debba essere «autorizzati» dal capo della diocesi.  



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